Un drink abbinato ad una cena resta un’esperienza ancora insolita per il cliente italiano. L’abbinamento di cocktail e cibo è un’arte nelle mani di veri maestri. Dall’aperitivo alla cena fino al dopocena, quando si tratta di bere e mangiare l’importante è non fermarsi alle antiche classificazioni e aprirsi a nuove esperienze sensoriali.
Ogni cocktail come ogni piatto ha un’identità, si tratta di esaltarla nei migliori dei modi grazie a un abbinamento corretto capace di animare il desiderio di assaporare un nuovo boccone, un drink ha il potere di integrare o esaltare i sapori di un piatto anche con l’apporto di erbe aromatiche di cui spesso si sottovaluta l’importanza.
Che cos'è esattamente il food pairing? "È la disciplina culinaria che compara la catena molecolare aromatica degli alimenti." Anche nel mondo dei cocktail. E così mixologist e chef strizzano l’occhio gli uni agli altri lavorando sui concetti di contrasto, similitudine e stagionalità.
Alla base di ciò che viene portato in tavola c’è la volontà di rendere la degustazione una vera e propria esperienza sensoriale in cui l’accostamento tra quello che si beve e quello che si mangia rispecchi un criterio, un ragionamento, una possibilità soprattutto inusuale.
L’abbinamento avviene principalmente seguendo tre modalità: la stagione; una contrapposizione di sapori; la similitudine di sapori, struttura o aromaticità. E così i cocktail accompagnano le cene, diventando protagonisti di degustazioni che, come per il mondo del vino e per quello delle birre artigianali, si susseguono seguendo una gradazione alcolica “a scalare” partendo dai gusti più semplici e arrivando ai più complessi.
C’è chi definisce questa pratica “una matematica del gusto” in cui sommando due elementi si ottiene un risultato nuovo e diverso. Lo dice il barchef Flavio Esposito del Bar Boutique 12 di Milano, che ha pubblicato anche il libro "Spirito" di gusto dedicato proprio al tema del food pairing, di come nasce e della sua storia che inizia all’epoca del proibizionismo.
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